Nel post precedente vi ho raccontato la mia esperienza sui siti di automobili. In questo intendo affrontare l’argomento dei siti di e-commerce.
Anche in questo caso gli utenti sono interessati a vivere un’esperienza piacevole, forse emozionante, sicuramente coinvolgente, ma a differenza di tutti gli altri tipi di siti che visitano, quando comprano cercano la trasparenza. Trasparenza nelle informazioni (condizioni di vendita, tempi di consegna, recesso…), trasparenza sulle caratteristiche del prodotto, trasparenza sul venditore. A titolo di esempio, basti pensare che di recente moltissimi siti hanno introdotto la sezione dei commenti (recensioni/valutazioni) e invitano gli utenti a raccontare la propria esperienza nel modo più completo e preciso possibile. Le valutazioni di persone esterne al sito possono essere utilizzate come garanzia della propria trasparenza (oltreché efficienza e professionalità).
Non solo. Gli utenti auspicano processi rapidi. In tutte le interviste e i test che ho condotto la parola d’ordine è diventata ‘velocità’: “Se non riesco a concludere il processo di acquisto in un tempo ragionevolmente breve, desisto”. E il tempo breve è identificato dagli utenti stessi nei famigerati ‘3 click‘. Percorsi tortuosi distraggono e infastidiscono peggiorando l’esperienza di navigazione e acquisto.
Dalla prima esperienza di scoperta e acquisto dipende la possibilità che l’utente torni su quel sito e acquisti ancora oppure no. Sicuramente è importante anche il post vendita (tempi di consegna, qualità del prodotto conforme alle aspettative, condizioni di vendita rispettate), ma la prima impressione deriva dal processo di navigazione e se questo si rileva tortuoso, poco trasparente o mendace l’utente non tornerà.
Molto spesso tuttavia queste impressioni negative possono essere elicitate non dall’effettiva volontà truffaldina di chi vende, ma da una cattiva architettura del sito: percorsi altamente articolati, bottoni non propriamente visibili, colori che anziché guidare la vista la confondono, claim posizionati in luoghi non adatti, etc… influenzano pesantemente il giudizio post navigazione.
E’ in questi casi che un’approfondita analisi di usabilità del sito viene in supporto a chi ha il compito di costruire il sito stesso in modo da esaltare il lavoro del marketing anziché rischiare di comprometterlo (seppur involontariamente).
Come già accennato, è altamente consigliato effettuare l’intervento prima che il sito venga messo on line: non c’è niente di peggio di un’esperienza utente negativa che si diffonde viralmente con il passaparola e si trasforma in giudizio negativo anche da parte di chi quel sito non l’ha neanche mai visitato. Il rischio è che chi ha avuto un’esperienza negativa non tornerà per verificare se il sito è migliorato, ma lo sconsiglierà ad amici e parenti in modo categorico, i quali, fidandosi di tale “recensione”, non tenteranno di sconfessarla, ma si dirigeranno altrove per i loro acquisti.
Una buona valutazione euristica unita ad un test su un numero esiguo di utenti permette di scovare circa il 95% degli errori di usabilità… perché rischiare?!?